perchè tanti se ne costeggiano prima di arrivare alla città. E sempre con l'andatura tranquilla della Poderosa abbiamo percorso i primi chilometri senza particolari noie a parte qualche problema meccanico di poco conto finchè, incalzati dalla notte, siamo stati costretti a recitare la solita storiella del fanale rotto in una caduta per dormire in una casa cantoniera, "scusa" alquanto utile perchè il freddo quella notte si fece sentire con insolita asprezza. Era così forte la "morsa" che subito dopo un tipo venne a chiedere delle coperte in prestito, dato che lui e sua moglie erano accampati in riva al lago e si stavano congelando. Siamo andati a bere del mate in compagnia della stoica coppia che, in una tenda da montagna e con il ridotto bagaglio che poteva stare nei loro zaini, viveva da tempo sui laghi. Ci fecero venire dei complessi.Riprendemmo il viaggio costeggiando laghi di grandezze diverse, circondati da boschi millenari; il profumo della natura ci accarezzava le narici; ma succede un fatto curioso: arriviamo a stomacarci di lago, bosco e casetta solitaria con giardino curato. Lo sguardo superficiale rivolto al paesaggio capta soltanto la sua noiosa piattezza senza riuscire a penetrare lo spirito stesso della montagna, per cui occorrerebbe rimanere sul posto vari giorni. Alla fine, siamo arrivati alla punta nord del lago Nahuel Huapi e abbiamo dormito sulla riva, contenti e sazi dopo l'abbondante carne arrosto che avevamo consumato. Ma nel riprendere la marcia, abbiamo notato una foratura nella ruota posteriore e lì è cominciata una tediosa lotta con la camera d'aria: ogni volta che la rattoppavamo finivamo per pizzicarla dalla parte opposta, col risultato di esaurire le toppe ed essere costretti ad aspettare la notte nello stesso posto in cui avevamo dormito. Un colono austriaco che in gioventù era stato corridore di moto, lottando tra il desiderio di aiutare dei colleghi in disgrazia e il timore di come avrebbe reagito la sua signora, ci diede ospitalità in un magazzino abbandonato. Nel suo stentato spagnolo ci raccontò che in quella zona c'era una tigre cilena."
Tratto da "Latinoamericana" di Ernesto Che Guevara, che ha ispirato il film "I diari della motocicletta":